Pirro, Venezia, Rossetti, 1704

 PIRRO
 
    Drama per musica da rappresentarsi nel teatro di Sant’Angelo l’anno MDCCIV, all’altezza serenissima di Ferdinando Carlo, duca di Mantova, Monferrato, eccetera.
    In Venezia, MDCCIV, appresso Marino Rossetti, in Merceria all’insegna della Pace, con licenza de’ superiori e privilegio.
 
 Altezza serenissima,
    egli non era conveniente che il solo pubblico testimonio della divozione, che alla serenissima altezza vostra io professo, fosse un semplice e rozzo pastore, dedicatole otto anni fa nel mio Tirsi; ma doveva attendere che un più illustre argomento alla mia penna si proponesse e che con più di maestà portasse in fronte il riverito suo nome. Ed ecco che questo mi si presenta nella persona di Pirro, principe che, a dire il vero, è stato l’ornamento della sua età, siccome l’altezza vostra serenissima lo è della nostra. Di lui ci parlano ancora gli annali come di un eroe intrepido e generoso e che ha saputo, nell’arte del ben regnare, adempier tutte le parti che il principato richiede; e di lei parlano e parleranno ognora le storie come di un’anima grande, superiore di molto alla dignità che sostiene e che in ogn’incontro ha date pruove eccellenti di quella rara virtù, antico e perpetuo retaggio de’ suoi gloriosi ascendenti. Io so bene che nel ritratto da me ideato di Pirro non si vedrà molto di rassomiglianza con esso; ma a questo mio mancamento io spero di aver bastevolmente supplito coll’avergli scielto un mecenate sì illustre, in cui a perfezione si trovano tutte quelle prerogative che in lui non ho saputo ombreggiare; e tutti concordemente diranno che il merito in parte ne ho conosciuto, appoggiandolo così altamente, giacché gli ho tanto pregiudicato, così debolmente rappresentandolo. Che se di un principe lontano dalla nostra memoria non ho saputo, nemmen nell’ampiezza di un dramatico componimento, disegnare una immagine corrispondente alla bellezza dell’esemplare, come poi di vostra altezza serenissima, principe così presente nella fama e nell’amore del mondo, potrei arrischiarmi a dare una qualche convenevole idea nelle angustie di una semplice lettera? A me egli basta con essa di averle potuto offerire un altro pubblico attestato di quella somma venerazione che ho di lei conceputa nella mia mente e di quel profondo rispetto che mi fa essere di vostra altezza serenissima umilissimo, divotissimo, osequiosissimo servidore.
 
    Apostolo Zeno
 
 ARGOMENTO
 
    I popoli dell’Epiro, stanchi di sofferire il grave impero di Eacide lor sovrano, lo discacciaron dal regno in tempo che Pirro suo figliuolo era ancora bambino. Cassandro, re di Macedonia, vi fu chiamato al governo, perché ne fosse tutore fino all’età in cui Pirro fosse capace di regger da per sé stesso; ma quel principe troppo ambizioso di tutore se ne fece tiranno, siccome pure avea fatto d’Ismene, erede della corona di Media, dopo aver tolto di vita il re Ircano suo padre con un potente veleno. La conformità dello stato e del genio obbligò Pirro a rivolger gli occhi e ad applicare il suo amore verso codesta principessa; e voglioso di ottenerne le nozze, che gli veniano contese dall’amor di Arideo, figliuolo del re Cassandro, si portò nell’Epiro dove, fattosi conoscere a’ popoli come lor legittimo principe, ricuperò quello scettro dalle mani di Cassandro, al quale pur mosse guerra per riavere la Media e l’amata sua principessa che nella corte di lui si allevava. Vintolo presso ad Ecbatana, capitale di questo regno, lo ridusse a quell’estremità che nel drama si leggono, con altri accidenti molto più fondati sul verisimile che sul vero. Da Plutarco nella Vita di Pirro si è preso il fondamento istorico; il rimanente è invenzione.
 
 A CHI LEGGE
 
    Eccovi un drama che, fuori di alcune scene, in dieci giorni ho interamente composto. Questa è una verità ch’io non vi espongo per mia iattanza ma solo per ritrarne compatimento e perdono. Ho dovuto azzardarmi all’impresa non per isperanza di applauso ma per necessità di ubbidienza. Confesso esser egli temerità il voler comparire con sì poco di pulitezza dinanzi a voi che siete solito a goder ne’ teatri ed a decidere insieme de’ componimenti di questo genere più maturi e più tersi. Il vostro giudizio doveva farmi spavento, piuttosto che affidarmi la vostra bontà, da me peraltro sperimentata. Dopo questa mia confessione giudicatemi a vostro piacimento. Riceverò la condanna come giustizia e come grazia il perdono; e siccome non dovrò di quella dolermi, avendola meritata, così di questo per me ne sentirò del rossore, per voi ne avrò della obbligazione.
    Io veramente avea dapprincipio in altra guisa questo mio drama ideato e disposto ma poscia mi è convenuto adattarlo per quanto mi fu possibile alla occasione e al teatro. Io non intendo di voler qui purgarlo da tutte le opposizioni che potranno venirgli fatte da chi meglio di me intende l’arte e la scena. Mi basta solo il render ragione di alcune cose che o in molti potrebbono lasciar della dubbietà o non da tutti verrebbono osservate come vere ed alla storia conformi.
    L’odio di Cassandro contro di Pirro vien riferito da Plutarco e da altri. L’aversi lui fatta strada al regno della Macedonia col veleno, dato, secondo alcuni, per sua opera al grande Alessandro, mi ha suggerito il motivo di averlo dato anche ad Ircano, re della Media e padre d’Ismene che quasi a perire della stessa morte è vicina.
    Il medesimo Plutarco parla di Glaucia, re dell’Illirio, non solamente come amico di Pirro ma come primo strumento del riacquisto che dell’Epiro egli fece. Io gli ho conservato il primo carattere dell’amicizia e per sentiere diverso l’ho fatto allo stesso fine arrivare.
    Nella persona di Demetrio, ambasciadore di Pirro, che in di lui nome doveva chiedere Ismene ma poi sedotto da Arideo, con motivi di gratitudine e di minacce, richiede Ellenia a Cassandro, e chi non vede quella di Teocle, ambasciadore di Giuba, re della Mauritania, che mandato in Roma dal suo principe per richieder le nozze di Cleopatra, indotto dell’arti di Tiberio, dimanda Giulia all’imperadore Ottaviano? Con simili esempli anche la storia sovente ci somministra. Taccio Palamede, corrotto da Priamo presso de’ Greci, e Marco Scauro da Giugurta presso i Romani. Vengono da Sparta inviati ambasciadori in Atene affine di stabilire con quella repubblica una durevole pace; ed Alcibiade opera in tal maniera che col loro ragionamento muovono il popolo ateniese ad intimare agli Spartani la guerra. Nella storia di Danimarca, Amleto, spedito dal re della Bretagna, perché gli proccuri le nozze con Ermetruda, regina di Scozia, le proccura e le ottien per sé stesso.
    Nella prima scena introduco Pirro a render grazie al Sole per la conseguita vittoria. Quella deità non solamente fu riverita da’ Persiani ma da tutti gli Asiatici generalmente. I Greci non cedettero a chi che sia nella superstiziosa venerazione di essa; e nella Vita del grande Alessandro se ne legge un notabile esempio. Lo chiamavano essi anima e mente del mondo; ed io ho proccurato di adattare a’ lor sentimenti la poetica favolosa espressione.
 
 INTERLOCUTORI
 
 CASSANDRO re di Macedonia
 ARIDEO suo figliuolo, amante d’Ismene
 ELLENIA sorella di Arideo, amante di Pirro
 PIRRO re di Epiro, amante d’Ismene
 ISMENE principessa di Media, amante di Pirro
 GLAUCIA principe dell’Illirio, amico di Pirro, amante di Ellenia e suddito di Cassandro
 DEMETRIO suddito di Pirro e confidente di Arideo
 CIRO capitano delle guardie del re Cassandro
 
    La scena è intorno ad Ecbatana, capital della Media.
 
 MUTAZIONI
 
    Campo di battaglia con trofei militari nel mezzo e sole nell’alto; deliziosa nel palazzo reale; sala con trono; giardini; gabinetto; cortile con torre; anticamera; grottesca deliziosa; bosco; salone reale.